Cento miliardi di galassie nell’Universo! Con cento miliardi di stelle per ciascuna di esse. E insieme alle stelle un’infinità di pianeti. Tanto ipotizza la moderna astrofisica. E tutto questo si sarebbe prodotto improvvisamente, 13,8 miliardi di anni fa, in uno spazio infinitesimale (un miliardesimo di bilionesimo di bilionesimo di centimetro) per effetto di un casuale evento di natura esplosiva, che ha prodotto una crescita esponenziale della materia, dando vita ad una perenne “inflazione” (espansione) cosmica. Pare che al buon Dio il suo iniziale atto creativo sia sfuggito di mano! E che ora abbia un regno troppo vasto e un numero troppo grande di sudditi su cui esercitare onnipotenza e misericordia. Per questo non pretendendo certo che si occupi di me, delle mie fragilità, delle mie paure. Mentre a me, che sono così insignificante di fronte al tutto (e piuttosto che espandermi mi riduco), viene facile occuparmi di Lui. Mi basta guardarmi intorno, senza l’aiuto di un telescopio! Oggi penso a Lui mentre dal villaggio semi-abbandonato di Pietra di Placanica salgo lungo una pietrosa mulattiera, verso Castagnara e Piani di Rufo. Lo ascolto mentre l’acqua esce dalla roccia sotto la Timpa di Mezzo, e le altre timpe (della Rocca, Mancusa, del Portone, del Castello) mi osservano severe dai loro ammassi verticali. L’idea è quella di visitare un luogo a me molto caro, con gli amici di “Innovus” – che vogliono dar vita ad una clinica dei risvegli a Placanica, piccolo borgo delle Serre Orientali. Ci sono anche gli amici di un’altra clinica, “Boschetto Fiorito” di Antonimina, e di quell’incubatore che è il Club Alpino di Reggio Calabria. Anche questa domenica ho rinunciato al foliage, che domina ormai le foreste di caducifoglie delle parti più elevate delle montagne calabre. Ma è per una buona causa. E poi, mentre ci inoltriamo fra i lecci, Dio si fa sempre più tangibile. Eccolo in forma di bruco sgargiante sul un cespuglio di euforbia. E poi in quella di inghiottitoio che sprofonda nelle viscere della terra. E poi nel paesaggio delle quattro fiumare (Assi, Stilaro, Precariti, Allaro), che compare a oriente pur nella caligine di un mattino nebbioso. Sino a che, con una decisione a sorpresa, non scendiamo sino alla grotta eremitica di Monte Stella, dove si adora una Madonna bizantina. Ecco, ancora una volta, inconsapevolmente, abbiamo trasformato il cammino in preghiera. E lì, nel silenzio dell’eremo, Dio non ha alcun bisogno di mostrarsi a noi. Lungo il sentiero che passa da Case Provenzani, dal grande arco della Timpa Perciata, dalla Grotta degli Schirifigghi e ritorna a Pietra lungo un ripido sentiero scalinato nella roccia, rivolgo un pensiero dolce e grato a quel Dio impegnato a fare la spola fra le sue immense galassie e che pure vedo tutt’intorno a me. Certo qualcuno potrà accusarmi di immanentismo o di panteismo (e meno male che non ci sono più i roghi dell’inquisizione). Ma non sta scritto nel catechismo che Dio è in cielo in Terra e in ogni luogo? Nel frattempo che i teologi si mettono d’accordo su dove stia Dio, io prendo alla lettera il nostro catechismo. E penso che Dio sia anche in queste pietre apparentemente inerti. Perché in ciascuna di esse ci sono neutroni, elettroni, neutrini indaffarati a danzare come le stelle nel cosmo. E c’è anche quell’irrequieto Bosone di Higgs, che i fisici hanno finalmente scovato – dopo molti anni dal momento in cui Peter Higgs ne ipotizzò l’esistenza – grazie ad un costosissimo acceleratore di particelle al CERN (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare) di Ginevra. I giornalisti l’hanno chiamato “particella di Dio” perché – dicono – rivoluzionerà la fisica, lo studio della materia e, forse, ci svelerà come tutto ebbe inizio. Ma, quando arriviamo a Pietra e incontro lo stesso vecchietto di novantaquattro anni che vive insieme alla moglie ed alle sue caprette, mi domando se la verità, la felicità, Dio, il numinoso, il meraviglioso non siano molto più qui, sotto questi ulivi secolari, sotto questi lecci giganteschi, fra le galline e le capre, che non nei tubi vorticosi del Grande Collisore di Adroni (LHC) di Ginevra. Lo avevo intervistato, il vecchio, quattro anni fa, nello stesso giorno in cui un trauma alla caviglia mi provocò una necrosi all’osso. Non immaginavo di ritrovarlo vivo, come non pensavo di poter più camminare in montagna. Eppure eccoci qui entrambi. Anche nelle ossa consunte di quel vecchio, anche nel mio astragalo necrotico e nella mia schiena dolorante c’è il Bosone di Higgs, la particella di Dio. E credo che oggi Dio, per qualche ora, ha lasciato perdere galassie e acceleratori ed è venuto a riposare qui, fra questi monti, fra queste fiumare, ed a stupirsi che ci sia ancora qualcuno che si rivolga a Lui senza chiedergli nulla.
Nelle immagini: scorci dei luoghi fra Pietra di Placanica e il santuario di Monte Stella. Foto Francesco Bevilacqua.