“Fa caldo”, “che caldo!”, “si brucia”, “si muore”. Sono solo alcune delle lamentazioni che in questi giorni sento pronunciare ripetutamente. Avverto il caldo anch’io naturalmente, ma lo accetto come un dono del Buon Dio dopo il freddo dell’inverno. La piacevolezza del clima temperato della sponda nord del Mediterraneo sta proprio in questo alternarsi di stagioni, ciascuna con caratteristiche ben distinte l’una dall’altra. In un contesto climatico che è fra i migliori al mondo. Eppure continuiamo a lamentarci, ogni qual volta, d’estate, la temperatura sale oltre la norma (fatto al quale dovremmo invece abituarci visti i cambiamenti climatici in corso). Anche in questi giorni di luglio che sono seguiti – ricordiamolo – ad una primavera meravigliosamente piovosa, umida e fresca. Mi pare, così, che con la giusta disposizione d’animo si possa anche percepire una temperatura come più bassa del reale, se è vero che in TV non fanno altro che sciorinare temperature percepite come più alte di quelle reali.
Stamane mi sono alzato dal letto alle cinque. Come al solito. Vado a nanna molto presto. Dormo qualche ora piena. Poi sonnecchio, alternando sogni e pensieri per il resto della notte. Come tutte le persone della mia età, stressate dal lavoro e dagli impegni. Al mattino ho bisogno di due ore per scrivere e fare una lunga colazione a base di liquidi e di frutta. Per prima cosa ho aperto la porta di casa, che dà sul giardino, sull’orto e sul bosco di querce, per riempire le ciotole dell’acqua e del cibo del nostro gatto. Una folata d’aria fresca e profumata mi è venuta incontro per darmi il buon giorno. Poi ho aperto il balcone del terrazzo e ho fatto entrare Matisse, che è venuto a strusciarsi languidamente fra le mie gambe. L’ho accompagno alla porta. Ha sostato qualche decina di secondi, prudentemente, senza la fretta degli umani, come per accertarsi che tutto fosse a posto. Poi è uscito a far colazione anche lui ed a correre dietro a lucertole, gechi, topolini e perfino incauti uccelli. A proposito: qui intorno è tutto un cinguettare, un flautare dalle fronde degli alberi. E ancora non è iniziato il sottofondo delle cicale.
Amo l’estate. Così come amo tutte le altre stagioni. E la amo anche e soprattutto per il sole ed il caldo! Immaginate cosa accadrebbe se fosse un’estate fredda e senza sole: gli umani monterebbero su tutte le furie. Sì, lo ammetto, in certe ore della giornata, il caldo può essere fastidioso. Ma a quest’ora il termometro del mio PC segna 25 gradi centigradi, ai 300 metri di quota della mia casa. Anche lo sguardo sul grande verde che mi circonda è confortante. Presi più di trent’anni fa questo piccolo pezzo di terra ulivetato con il bosco e la vecchia casa: il proprietario non vedeva l’ora di disfarsene e non trovava nessuno che volesse comprare in un luogo “abbandonato e fuori mano”. Tutti mi dicevano che ero matto a voler vivere “così isolato”. Poi sono venuto ad abitarci, a dispetto di chi preconizzava chissà quali disastri: dai ladri ai cinghiali, dalla strada malmessa sino al mio ulteriore “inselvatichimento” (ché, per la verità, un po’ selvatico lo sono sempre stato).
Ed in effetti mi sono inselvatichito ancor di più vivendo qui. Non tollero più le città, la cosiddetta civiltà, la modernità, i teatri, i cinema, i bar, i ristoranti, i centri commerciali, le movide, il vitalismo sfrenato, tutte quelle cose, insomma, per cui la vita cittadina dovrebbe essere più confortevole, più la page di quella in campagna o nei piccoli paesi. Quel che ho intorno mi basta, mi riempie, mi stupisce ogni volta: uno “spettacolo” vivente sempre; la mia quotidiana prima al Teatro Alla Scala, con repliche ripetute a tutte le ore per tutti i giorni dell’anno. Ed è gratis. Qui, in questo angolo sperduto del Mediterraneo, in cui tanti, in questo momento, dicono di “soffocare” (e non solo per il caldo).
Lo so bene che qui al Sud funziona tutto male. Lo so che tra poco dovrò reimmergermi in un lavoro che è dieci volte più complicato che non al Nord, che mi toccherà combattere con mille problemi. Eppure non riesco a sentirmi astioso, depresso, lamentoso. Sono invece pieno di gratitudine per il privilegio che mi è concesso. Anche per questo mi piace il caldo dell’estate qui al Sud: perché ho una scusa in più per bandire dal mio orizzonte vitale palazzi, condomini, asfalti roventi, file chilometriche in auto o a piedi, cattivi odori, arie condizionate, viaggi, stazioni, autostrade, aeroporti, posso rinunciare ai richiami ammiccanti delle vacanze all’estero o nelle grandi città e godermi in santa pace il luogo, i luoghi dove ritrovo me stesso, mi ritempro e dove ogni mattina, appena sveglio, un usignolo intona le sue melodie, più belle, più armoniose, più stupefacenti di qualunque concerto di qualunque orchestra filarmonica del mondo.