ASSASSINI INNOCENTI: ORSI E TURISMO IN TRENTINO

Cari amministratori del Trentino,
chi scrive è un semplice cittadino, che cammina in montagna da 43 anni nell’incivile e povera Calabria. Voi no. Voi amministrate una provincia autonoma civile e ricca: siete stati capaci di trasformare in pochi anni una terra di contadini e pastori in una Disneyland del turismo per tutte le stagioni. E le bellezze naturali, paesaggio, flora e fauna, sono i vostri principali attrattori. Tant’è che nel logo del Parco Nazionale dell’Adamello Brenta c’è l’immagine stilizzata di un Orso.
Due precisazioni innanzitutto. La prima: sono molto dispiaciuto per la morte di Andrea Papi, il giovane runner che si è imbattuto in un Orso incontrato nei boschi del monte Peller, dopo una curva cieca, mentre scendeva, di sera correndo, dalla montagna. La seconda: non sono ideologicamente contrario all’abbattimento di selvatici protetti se è effettivamente necessario e so bene che in Slovenia, dove vi sono circa 1000 orsi contro i 200 del Trentino, il loro numero viene contenuto anche con gli abbattimenti selettivi. Anche se lì la popolazione convive da secoli con gli orsi, le aggressioni sono piuttosto rare e quando accadono le si mette nel novero degli incidenti in montagna. A tale proposito ricordo quanto riportato dal “Corriere della Sera” qualche giorno. L’articolo, che riguarda proprio la situazione del rapporto uomo-orso nella tanto decantata Slovenia, contiene una dichiarazione emblematica di Miha Mlakar, guida e fotografo naturalista sloveno: “Per noi l’orso è anche un’opportunità. Io ho molta più paura di beccarmi la malattia trasmessa dalla zecca! [Vi è stato un incidente mortale] nel 1964, o ‘66. Era un mio amico. Poveretto, è stato sfortunato”. Ebbene, non mi risulta che un ragionamento simile sia stato fatto nel nostro caso, dove la colpa di tutto è stata subito attribuita all’Orso.
Ciò premesso, veniamo all’oggetto di questa lettera. Una ventina d’anni fa decideste di introdurre alcuni orsi provenienti proprio dalla Slovenia, con un progetto finanziato con fondi pubblici dal nome “Life ursus”. Sui documenti ufficiali rimasti on line c’è scritto che il progetto intendeva ristabilire la biodiversità in una zona dove l’Orso era storicamente esistito. Ma la vostra reale intenzione – lasciatevelo dire da uno che conosce molto bene la vostra realtà – era, però, quella di avere un motivo in più per richiamare i turisti, che ormai amano l’adrenalina a buon mercato, sia che si tratti di lanci nel vuoto attaccati ad una corda elastica, sia che si tratti di incontri ravvicinati con qualche animale selvatico uscito dai cartoons dell’Orso Yoghi. L’inserimento dell’orso nel logo del parco ne è prova.
Solo che i vostri consulenti zoologi (lautamente pagati) avevano dimenticato di dirvi che nulla di più imprevedibile (per l’uomo) c’è nella “manipolazione” della natura, con reintroduzioni ed abbattimenti avventati di animali selvatici (come, ad esempio, nel caso dei cinghiali). Ora, però, che è accaduto un incidente serio, quegli stessi zoologi (di nuovo lautamente pagati) vi consigliano di abbattere l’animale presunto omicida e gli altri due orsi che hanno dato problemi: un trattamento senza il conforto di una difesa e di un giudice, che noi calabresi non riserveremmo neppure al peggior delinquente. Con la differenza che il delinquente agisce con dolo, l’Orso nemmeno per semplice colpa: non aveva alcuna intenzione di far del male al ragazzo. Gli orsi hanno paura dell’uomo, che è un predatore ben più pericoloso di loro. Come scrive la grande etologa Jane Goodall in un suo famoso libro del 1973, gli animali sono “assassini innocenti”, ossia non sanno – come invece sa l’uomo – che uccidere è un crimine.
Nel caso specifico l’Orso forse ha avuto paura, è stato disturbato, è stato colto di sorpresa, per di più all’imbrunire, nell’unico momento in cui la fauna selvatica può muoversi con maggior libertà, stava semplicemente facendosi i fatti suoi ed improvvisamente si è visto venir incontro un runner da una curva cieca. La soluzione, dunque, secondo voi, non è dire “state attenti, guardatevi sempre intorno, non uscite e non correte di notte nei boschi, munitevi di spray urticanti, di suonerie etc.”, ma “eliminiamo l’Orso!” E anche questa volta la motivazione è (pseudo)scientifica: un orso che ha aggredito un uomo potrebbe rifarlo (!). E perché non citate studi scientifici seri a supporto di questa tesi? È evidente che anche stavolta la scienza non c’entra proprio nulla: in questo caso, come in quello della sua reintroduzione, ammazzerete l’Orso per il turismo, per il vil denaro, per fare in modo che chi vuol venire in Trentino per camminare nei boschi (o perfino correre di notte) non abbia paura e spenda lì i suoi soldi, non qui in Calabria, dove, ancora, a nessun zoologo geniale è venuto in mente di reintrodurre l’Orso.
A me pare che tutta questa manfrina che avete messo su, con tanto di autopsia e perizie per riconoscere l’esemplare omicida sia ipocrita. Sparategli subito dunque. Anzi sparate a tutti e venti gli orsi superstiti dalle vostre parti (come sembra vogliate arrivare a fare) e fatela finita con la commedia in atto. E togliete anche l’immagine dell’orso dal logo del Parco. Vedrete che i turisti impauriti torneranno di corsa (no, forse di corsa e di sera è meglio di no), ove mai se ne fossero andati per davvero. E mi raccomando: non vi venga in mente di sparare ai turisti se diventano troppo molesti.

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